Plinio il Vecchio: lo studioso comasco che voleva spiegare tutto il mondo

Plinio il Vecchio, il cui nome completo era Gaio Plinio Secondo, nacque a Como nel 23 d.C., sotto l’Impero di Tiberio. È considerato uno dei più grandi eruditi dell’antichità, noto soprattutto per la sua monumentale opera “Naturalis Historia”, un’enciclopedia che cercò di raccogliere e spiegare tutto il sapere del suo tempo.
Proveniente da una famiglia benestante dell’élite municipale comasca, Plinio si trasferì presto a Roma, dove intraprese una brillante carriera politica e militare. Fu procuratore imperiale, comandante di flotte e amico dell’imperatore Vespasiano.
Instancabile osservatore e lettore, dedicava gran parte del suo tempo libero agli studi, annotando tutto ciò che riteneva degno di nota: dalle scienze naturali all’astronomia, dalla geografia alla botanica, dalla medicina alla mineralogia, fino alla storia dell’arte e alla zoologia. Si dice che leggesse e scrivesse incessantemente, persino durante i pasti.
Il suo capolavoro, la Naturalis Historia, comprende 37 libri e rappresenta una delle più vaste raccolte di sapere dell’antichità. È una vera e propria enciclopedia ante litteram, che ha influenzato il pensiero scientifico per secoli.
Plinio morì in modo tragico e leggendario: nel 79 d.C., durante l’eruzione del Vesuvio, si trovava a capo della flotta romana a Miseno. Quando vide le nubi sull’orizzonte, decise di salpare per prestare soccorso alle popolazioni in fuga, tra cui l’amica Rectina a Stabia. Venne colto da fumi tossici a Pompei o Stabia e perse la vita, probabilmente soffocato.
Il racconto della sua morte ci è giunto grazie al nipote e figlio adottivo, Plinio il Giovane, che in una celebre lettera a Tacito descrisse l’evento nei dettagli, contribuendo a rendere immortale la figura dello zio.
Plinio il Vecchio è oggi ricordato non solo come uno dei primi divulgatori della storia dell’umanità, ma anche come simbolo del sapere comasco, di cui ancora oggi la città va fiera.