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Tue, Apr 22, 2025
Editoriali

Como è Cultura

Como è Cultura
  • PublishedAprile 13, 2025

«Cultura» è anche «rianimare» edifici architettonici storici della nostra città in forma attrattiva per la comunità e per il turismo.
E quale, se non il nostro patrimonio: l’Asilo Sant’Elia?

Da tutto il mondo è visto come polo attrattivo.

Il saggista e giornalista Luigi Mascheroni aveva scritto:

«Una bambina di allora, che oggi ha superato gli ottant’anni e qui fece l’asilo più bello del mondo, com’è considerata la scuola d’infanzia Sant’Elia di Como, costruita nel 1937 da Giuseppe Terragni – lo ripete ogni volta: “All’epoca avevo tre-quattro anni. Mi ricordo che a casa mia, buia e fredda, era l’inverno. Qui invece era sempre primavera”.»

L’Asilo Sant’Elia è studiato in tutta Europa, amatissimo e copiato soprattutto dagli architetti e dai designer scandinavi: è un’opera d’arte unica e modernissima.
Per molti esperti è una delle dieci architetture più importanti del XX secolo.
Un gioiello del «fatto in Italia». Che oggi stiamo perdendo.

Ma come lo troviamo oggi?

È chiuso, in degrado, persino mal recintato, occupato dai senzatetto, un edificio di cui non si sa cosa farne, abbandonato dalle ultime amministrazioni che si sono succedute in città e ignorato dagli stessi comaschi.

Poche settimane fa un gruppo di architetti danesi ha scritto al Comune di Como chiedendo di poter visitare il Sant’Elia, l’asilo che hanno studiato sui manuali e le riviste.
La risposta è stata: «È CHIUSO».
Questi visitatori arriveranno lo stesso a Como, a maggio, e faranno come noi: lo vedranno attraverso i cancelli chiusi con catene e lucchetti, dal marciapiede, da fuori.

Ora, grazie all’intervento del FAI e delle ragazze e dei ragazzi del Politecnico di Milano, le cose sono molto migliorate.
Chiuso dal 2019, è stato riaperto per due giornate, il 22 e 23 marzo, con un’altissima affluenza di turisti.

La mia domanda è:

Quale futuro potrebbe esserci per l’Asilo Sant’Elia?

E allora, in questo breve scritto, vi spiego perché, nel futuro, mi piacerebbe vedere per l’Asilo Sant’Elia un Polo Culturale.

Appassionata d’arte, ho letto ultimamente della realizzazione di un ex asilo razionalista trasformato in un centro culturale.
Dove? A Cermenate, a pochi km da Como.

L’asilo progettato dall’architetto razionalista Cesare Cattaneo negli anni Trenta, a Cermenate, riapre le porte al pubblico con la prima delle quattro mostre in programma nel 2025. Un progetto che anticipa l’auspicata riattivazione dell’edificio come polo culturale.

«Ho più di 80 anni, non godo di buona salute; francamente il mio sogno è vederlo recuperato».
L’ingegnere Damiano Cattaneo, in un’intervista, rivela il sentimento che lo lega all’ex asilo infantile Giuseppe Garbagnati, progettato da suo padre Cesare come prima opera dopo la laurea, e costruito nel comune di Cermenate (in provincia di Como) tra il 1935 e il 1937.

Un rapporto così intenso che, a partire dagli anni Novanta, lo ha portato ad attivarsi personalmente per la salvaguardia e la riattivazione del bene, eretto nella frazione di Asnago negli stessi anni in cui prendeva forma il più noto Asilo Sant’Elia, opera a Como del «maestro» di Cattaneo, Giuseppe Terragni.

Quindi, la mia passione per l’arte porta a una proposta: la riapertura dell’Asilo come Polo Culturale, prendendo esempio dall’asilo di Cermenate.

Se ripristinati, i suoi spazi potrebbero infatti accogliere in maniera continuativa attività espositive e formative relative all’architettura, al design e alle arti visive, o altre iniziative di interesse pubblico.
Sarebbe bello proporre un progetto per la riqualificazione del bene e cercare le risorse grazie a un bando statale.

Sono certa che, dal punto di vista architettonico, gli ambienti risultino compatibili con il ruolo di centro culturale, capace di ospitare «iniziative artistiche, attività legate all’università, dibattiti, piccole mostre».

Marcella Fent
Responsabile Dipartimento Cultura – Fratelli d’Italia

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Marcella Fent