Grazie, Nino. Per sempre

Nino Balducci (Lipomo, 2 marzo 1936 – Como, 16 aprile 2022) non è stato soltanto un giornalista, un telecronista o un volto noto su Espansione Tv: è stato un’icona vera, un riferimento assoluto per chiunque abbia amato e continui ad amare il Calcio Como. Aveva una dote rara, forse unica: quella di coniugare competenza, eleganza e una passione spropositata per la sua squadra del cuore, che non ha mai cercato di nascondere, anzi, ha trasformato in un tratto distintivo. Quella passione viscerale è diventata il suo punto di forza più grande, il motore di una narrazione che ha segnato un’epoca, che ha accompagnato generazioni di comaschi e che è ancora oggi viva nella memoria collettiva.
Nino aveva cuore. E quel cuore lo metteva in tutto ciò che faceva. Si permetteva il lusso – raro, meraviglioso – di essere sempre se stesso. Non simulava, non mascherava, non recitava. Era Nino. Sempre. Un uomo capace di farsi amare per la sua autenticità, per quella capacità straordinaria di raccontare il calcio e la vita con la stessa intensità emotiva. Ricordo bene quella scritta che si leggeva in giro: «Nino Balducci Sindaco». Una provocazione, forse. Ma anche no. Perché c’era più verità in quelle parole che in tanti discorsi politici. E io, quella scritta, la condivido ancora oggi. Totalmente.
La sua vita è stata un esempio di dedizione e amore. Dirigente instancabile di un’importante azienda farmaceutica, girava l’Italia per lavoro, ma non si perdeva una partita del Como. Era presente ovunque: nei grandi stadi di Serie A come nei campetti sperduti della Serie D. Sempre con il microfono, con il taccuino, con la sua voce. Ma soprattutto con il cuore.
Le sue telecronache non erano solo cronaca sportiva, erano emozione pura. Erano la voce dei tifosi, il riflesso delle nostre gioie, delle nostre arrabbiature, delle nostre speranze. Come dimenticare il suo celebre «Non è rigore, si è tuffato!!!» rivolto a Maradona, o l’urlo «E i livornesi a casa con le pive nel sacco!» dopo l’epica promozione del 17 giugno del 2001? Quei momenti restano incisi nella pelle di chi c’era, e persino di chi non c’era, ma ha imparato ad amare il Como anche grazie a lui.
Era molto più di un commentatore. Era un tifoso tra i tifosi, una guida, una voce amica. Un’istituzione. Negli studi di Espansione Tv come tra gli spalti del Sinigaglia, la sua presenza era naturale, necessaria, immancabile. Ogni volta che parlava, ogni volta che raccontava, riusciva a portarti lì, dentro la partita, dentro l’anima della squadra.
Ma Nino era soprattutto una persona meravigliosa. Capace di affrontare con dignità e forza momenti durissimi, come la perdita improvvisa della moglie o la battaglia contro il Covid – primo caso accertato nel Comasco – che superò con coraggio, nonostante il dramma che colpì duramente la sua famiglia. E anche in quei momenti, riusciva a trovare le parole giuste per dare speranza agli altri, per trasmettere forza, per restare fedele a se stesso. Fino alla fine.
Noi tifosi lo abbiamo amato al confine con la venerazione. I suoi amici, i colleghi, i «Pesi Massimi», lo hanno celebrato in vita e continuano a farlo dopo. Aneddoti, ricordi, serate, pranzi in trasferta, chiacchiere nei ristoranti dei paesini… tutto parla di lui. Tutto ci riporta a quella voce, a quello sguardo, a quella passione che sembrava non finire mai.
Nino Balducci se n’è andato all’alba del 16 aprile 2022, il Sabato Santo. Ma la verità è che non se ne è mai andato davvero. Perché la sua voce, quella voce, continua a vivere in ogni coro, in ogni telecronaca conservata, in ogni emozione azzurra. I funerali alla Basilica di Sant’Abbondio furono un abbraccio collettivo, il tributo più sincero a un uomo che ha dato tutto – letteralmente tutto – per la sua città e per la sua squadra.
Ci ha lasciato una lezione che non dovremmo mai dimenticare: l’importanza di credere fino in fondo in ciò che si ama. E di non vergognarsene mai. Perché se c’è una cosa che Nino Balducci ci ha insegnato, è che la passione è un dono, non un difetto.
Grazie Nino. Per la tua voce. Per il tuo esempio. Per tutto.
E sì, lo diciamo ancora, con un sorriso e un groppo in gola:
«Nino Balducci Sindaco».