Papa Innocenzo XI, il pontefice comasco che salvò l’Europa

Se vi capita di visitare la Basilica di San Pietro, sulla destra della navata centrale, poco distante dalla tomba di San Giovanni Paolo II, vi troverete davanti a una teca ben visibile, spesso decorata con fiori e candele lasciati dai fedeli. Al suo interno riposa, vestito con paramenti pontifici e con una maschera in cera a coprirne il volto, Papa Innocenzo XI, il pontefice comasco. Inizialmente sepolto nelle Grotte Vaticane, nel 1900 il suo corpo fu traslato nell’attuale elegante urna di bronzo e cristallo, posizionata sotto l’altare della Cappella di San Sebastiano. È una delle tombe papali più affascinanti da ammirare, specialmente per chi è interessato alla storia della Chiesa e a quelle figure meno “mediatiche” ma di profondo significato.
La sua storia ha il sapore della leggenda. Era il 1611 quando, in una fredda mattina d’inverno sulle rive del lago di Como, nacque Benedetto Odescalchi, in una delle case patrizie della città. Nessuno avrebbe immaginato che quel neonato, fragile come tutti alla nascita, sarebbe diventato uno dei pontefici più rispettati e controversi del Seicento. La sua famiglia, nobile ma non ricchissima, possedeva una banca, pochi terreni e una grande reputazione. Benedetto fu mandato a studiare diritto a Napoli e poi a Roma, dove entrò sotto la protezione della Curia, distinguendosi per intelligenza, rigore morale e una profonda religiosità. Austero e determinato, era già ammirato dai suoi concittadini: “L’è noster – dicevano i pescatori – el farà gràn rob”.
La sua carriera ecclesiastica fu rapida. Divenne cardinale nel 1645 e fu inviato come legato a Ferrara, dove si fece notare per la sua lotta al malcostume e alla corruzione, rifiutando privilegi e doni. Quando nel 1676 fu eletto papa, scelse il nome Innocenzo, dichiarando con esso la sua crociata personale contro la decadenza morale della Chiesa. Nessun parente fu favorito durante il suo pontificato e le finanze dello Stato Pontificio furono risanate con misure rigorose: tagli alle spese, riforme fiscali e abolizione dei lussi. Promosse una Chiesa più spirituale e vicina ai bisognosi, sostenendo missionari e ordini religiosi impegnati nell’educazione e nell’assistenza. Al tempo stesso, non temette il confronto con il potere terreno, opponendosi apertamente a Luigi XIV, il Re Sole, che cercava di assoggettare la Chiesa francese.
Il momento in cui la sua figura assunse un rilievo storico universale fu nel 1683, durante l’assedio di Vienna da parte dell’Impero Ottomano. Quando la città sembrava destinata a cadere, Innocenzo XI fu l’artefice di una coalizione cristiana che sostenne spiritualmente e materialmente la difesa. Fu grazie a questo intervento che il re di Polonia, Giovanni III Sobieski, poté guidare la carica che salvò Vienna. A Roma, le campane suonarono per giorni, ma il papa si chiuse in preghiera nella sua stanza, attribuendo la vittoria alla Provvidenza.
Nonostante gli impegni del pontificato, Innocenzo XI non dimenticò mai Como. Sostenne con generosità ospedali, conventi e studenti, finanziò opere pubbliche e si guadagnò la gratitudine della sua città natale, dove fu sempre ricordato come un benefattore e una guida morale. Quando morì nel 1689, fu pianto sinceramente dal popolo romano, e persino i suoi avversari ne riconobbero l’onestà. A Como, nel Duomo, si celebrarono messe solenni, e il suo nome divenne leggenda: il figlio del lago salito sul trono di Pietro.
Nel 1956 fu proclamato beato da Papa Pio XII. Ma già nel 1904, durante il processo di beatificazione, la Chiesa aveva disposto la ricognizione del corpo: sorprendentemente ben conservato dopo più di due secoli, il suo stato generò meraviglia e fu interpretato da molti come un segno di santità. Gli esperti attribuirono la conservazione anche alle tecniche di imbalsamazione usate all’epoca, quando si ricorreva a sostanze che rallentavano il degrado, pur senza una vera scienza conservativa. Come accade per molti santi e beati esposti al pubblico, fu realizzata una maschera in cera fedele al volto del pontefice, per ragioni estetiche e di protezione.
Dopo la beatificazione, il suo corpo fu spostato dalle Grotte Vaticane alla Cappella di San Sebastiano nella navata centrale, in una teca trasparente che ancora oggi permette ai fedeli di vedere il papa comasco, circondato da una devozione silenziosa e rispettosa.
Il legame con Como rimane vivo. La città conserva numerose tracce della sua figura: una statua commemorativa all’interno del Duomo, targhe nelle vie del centro, tra cui via Odescalchi, dedicata alla sua famiglia, e la chiesa di San Fedele, che frequentava da giovane. Una delle targhe più significative si trova sulla facciata del Municipio, dove in latino sono scolpiti il suo nome e i suoi meriti religiosi e civili.
Ancora oggi, tra le vie acciottolate della città e le nebbie che salgono dal lago, il nome di Innocenzo XI risuona come un’eco di grandezza, memoria viva di un uomo che, salito sul trono più alto della Cristianità, restò sempre fedele alle sue radici.