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Tue, Apr 29, 2025
Editoriali

Ricordo del Santo Padre Papa Francesco d’un povero cristiano, come scriveva Ignazio Silone

Ricordo del Santo Padre Papa Francesco d’un povero cristiano, come scriveva Ignazio Silone
  • PublishedAprile 21, 2025

«Questa mattina, 21 aprile, alle 7:35, il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre». Con queste parole lo ha annunciato il cardinale Kevin Farrell. Dopo un mese di degenza all’Ospedale Gemelli per curare una polmonite, e un graduale rientro in Vaticano, le conseguenze della malattia hanno avuto il sopravvento.

L’avevamo visto ieri, domenica di Pasqua, in un ultimo gesto di generosità e di donazione al popolo di Dio: ha voluto essere presente in piazza San Pietro, quasi presagendo un congedo imminente. Ha salutato e benedetto la folla dei presenti, spingendosi in auto fino all’inizio di via della Conciliazione. Un ultimo atto di generosità che sigilla una vita spesa pensando agli altri, agli ultimi, ai più bisognosi.

Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio divenne Papa Francesco, segnando una transizione significativa nella Chiesa cattolica romana. Il suo pontificato — con gli atteggiamenti inclusivi nei confronti di tutti, il rumoroso silenzio sulla dottrina tradizionale, il linguaggio spesso ambiguo, il marianesimo integrale e la mancanza di chiarezza su diverse questioni chiave — ha suscitato molte perplessità.

Alcuni lo hanno acclamato come “grande riformatore”, altri hanno sostenuto che abbia portato avanti una “rivoluzione della tenerezza e dell’amore”. Altri ancora hanno trovato difficile incasellare le sue parole e le sue azioni negli schemi consolidati del cattolicesimo romano tradizionale.

Nella sua lunga vita al servizio del Vangelo, Papa Francesco ha indicato alla Chiesa e al mondo la via dell’amore concreto, della prossimità ai più deboli e dell’ascolto dello Spirito Santo. Il suo magistero, segnato dalla passione per l’annuncio della gioia del Vangelo e dalla cura per la casa comune, ha toccato i cuori e le coscienze, indicando sempre Cristo come centro e speranza.

Lascio a chi ne ha l’autorità e ai professionisti della comunicazione il compito di formulare bilanci e commenti su questo pontificato. Ci aiuteranno ad approfondire gli insegnamenti di Francesco, specie quelli di carattere pastorale e di dottrina sociale: ambiti nei quali il pontefice scomparso ci ha lasciato il maggior numero di documenti e di interventi. Due titoli come Evangelii gaudium (2013) e Amoris Laetitia (2016), solo per fare due esempi, basterebbero quasi da soli a mostrare le preoccupazioni del suo pontificato e lo zelo pastorale con cui ha voluto affrontarle.

Qui mi permetto di riprendere solo alcuni spunti che si collegano con maggiore facilità ai temi e ai contenuti che occupano le pagine di questo portale web e la missione del Centro di ricerca che lo promuove.

L’interesse per l’unità del sapere, ben presente in Veritatis gaudium, torna alla ribalta nelle esortazioni con cui Francesco incoraggia a coltivare una cultura umanistica che sappia oggi integrare la crescente importanza della cultura scientifica. Nascono così la bella lettera Candor lucis aeternae (2021), dedicata a Dante Alighieri, e la Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione (2024), dedicata all’educazione umanistica dei credenti, non solo del clero ma di tutti i fedeli, perché il loro parlare di Dio risulti attraente, profondo, legato alla vita.

Se nel magistero di Papa Ratzinger comparivano più spesso i filosofi, in quello di Papa Bergoglio sono emersi soprattutto autori che parlano al cuore: come Blaise Pascal, al quale dedica il suggestivo documento Grandezza e miseria dell’uomo (2023) nel IV centenario della sua nascita, ma anche Georges Bernanos, Antoine de Saint-Exupéry, Franz Kafka o Lev Tolstoj. Cultura integrata significa anche riscoperta del cuore: del suo valore antropologico ma anche gnoseologico, perché il cuore — come insegna Francesco nelle pagine di Dilexit nos (2024) — ci aiuta a vedere e a capire, ci ricorda chi siamo e cosa dobbiamo essere.

Il Giovedì Santo, poco prima delle 15:00, il Papa si era recato in visita alla Casa Circondariale di Regina Coeli a Roma, accolto dal direttore Claudia Clementi e dal cappellano, padre Vittorio Trani.

Entrato alle 14:54 nella rotonda principale del carcere, Francesco — che non portava le cannule per l’ossigeno — ha incontrato circa 70 detenuti, di varie nazionalità, che partecipano regolarmente alle attività e alle catechesi organizzate dallo stesso padre Trani. Il Papa è stato accolto da un’autentica ovazione. Vedendolo in televisione mi sono commosso fino alle lacrime. L’auto del Papa è uscita dal carcere intorno alle 15:25. Ai giornalisti che, all’uscita, gli hanno chiesto come avrebbe vissuto quella Pasqua, ha risposto sorridendo: «Come posso». E ha poi aggiunto: «Ogni volta che entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io?».

Mi è venuto da pensare ad alta voce: «Grazie, Santità, per tutto quello che ha fatto e sta facendo per noi».
Grazie, Papa Francesco, il Pontefice venuto da lontano.

Foto di Coronel Gonorrea su Unsplash

Written By
Davide Fent

Nato a Como il 2 maggio 1967, dove risiede. Giornalista freelance, curatore, direttore artistico, docente e consulente nei campi dell’arte e della comunicazione. Ha diretto rassegne letterarie e filosofiche in sedi prestigiose, tra cui la Biblioteca Comunale di Como, Villa Olmo, Piazza Cavour e la Pinacoteca Civica. Autore di diverse pubblicazioni: Emersioni Lacustri (Lietocolle), Finché morte non ci separi, Allora arriva il Natale, A letto dopo Carosello (Youcanprint). A giugno uscirà con Transeuropa Dal futurismo al punk dadaismo. Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi.