L’adozione degli embrioni non è un compromesso: è ora di scegliere

La proposta di legge annunciata dall’onorevole Eugenia Roccella, con il sostegno dei ministri Orazio Schillaci e Carlo Nordio, punta a introdurre nell’ordinamento italiano la possibilità di adottare gli embrioni crioconservati. A loro dire, l’obiettivo è quello di tutelare la vita fin dal concepimento, riconoscendo agli embrioni una dignità assimilabile a quella di un bambino.
Un’iniziativa che, per quanto animata da intenti nobili, reca con sé il peso di una contraddizione profonda, sia sul piano morale che su quello giuridico. Se, infatti, si afferma che l’embrione possiede una dignità inviolabile – tale da renderlo meritevole di tutela e di protezione attraverso l’adozione – allora non si può ignorare il paradosso che ne deriva: considerare l’embrione come soggetto di diritti implica necessariamente il rifiuto di ogni forma di manipolazione o sperimentazione su di esso. Eppure, la stessa apertura all’adozione, se non adeguatamente regolata e chiarita, rischia di trasformarsi in un pericoloso grimaldello, capace di legittimare un utilizzo strumentale degli embrioni, mascherato dietro il velo ambiguo della “tutela”.
D’altro canto, se invece si nega che questa proposta voglia riconoscere la piena umanità dell’embrione, il disegno di legge perde ogni coerenza interna. Quale sarebbe, allora, lo scopo ultimo dell’iniziativa? Senza un chiaro riconoscimento dell’embrione come vita umana, la stessa adozione perderebbe di significato, riducendosi a un atto puramente burocratico o simbolico, privo di reale fondamento etico.
Si impone dunque una riflessione seria e coraggiosa: se si vuole veramente difendere la vita fin dal suo inizio, occorre ammettere che il nodo centrale è la legge sull’aborto. Una tutela autentica e non contraddittoria della vita concepita dovrebbe portare a proporre apertamente l’abrogazione della legge 194, ponendo fine a una contraddizione che oggi appare sempre più insostenibile. Allo stesso tempo, sarebbe necessario incentivare con decisione l’adozione dei bambini non nati e semplificare i percorsi per chi desidera offrire loro una famiglia.
L’onorevole Roccella afferma che l’obiettivo è quello di assimilare l’adozione dell’embrione a quella del bambino. Ma proprio per questo motivo si rende indispensabile rispondere a una domanda che non ammette ambiguità: l’embrione è o non è una vita? Non è possibile continuare a costruire castelli normativi sulla sabbia dell’indeterminatezza. O si afferma con chiarezza che ogni vita va protetta sin dal concepimento, con tutte le implicazioni che ne derivano, oppure si rischia di rendere la legge una mera operazione di facciata, priva di reale efficacia, e persino pericolosa sotto il profilo della dignità dell’essere umano.
In assenza di una chiarezza di fondo, il rischio concreto è quello di assistere a una trasformazione degli embrioni in meri oggetti di laboratorio, esposti a pratiche sperimentali che ne violano irrimediabilmente la dignità.
Per questo motivo, invitiamo chi, nel nostro campo politico, si riconosce nei valori della tutela della vita e della centralità della persona, a riflettere seriamente su questa proposta. A non accontentarsi di una soluzione apparentemente protettiva, ma che in realtà potrebbe finire per svuotare di senso la battaglia per la difesa della vita nascente.
Se davvero si intende essere coerenti con il principio della sacralità della vita, è necessario avere il coraggio di andare fino in fondo: proteggere ogni essere umano dal concepimento in avanti, senza compromessi, senza ambiguità.