Como impari dal Como: dobbiamo sognare in grande

Confesso che, da tifoso, faccio ancora fatica a crederci. Con quattro giornate d’anticipo il Como ha conquistato la salvezza matematica, certificando non solo il proprio valore sportivo ma anche la solidità di un progetto che, stagione dopo stagione, ha saputo costruire qualcosa di oggettivamente straordinario. Mi capita ancora di pensare che sia troppo bello per essere vero, di sperare di non svegliarmi da un sogno ad occhi aperti, perché da quando sono arrivati i fratelli Hartono il percorso della nostra squadra è stato un crescendo continuo, fatto di investimenti seri, di organizzazione, di una visione chiara che ha riportato Como nel calcio che conta.
Gli Hartono hanno scelto Como hanno scelto questa città perché, vista da fuori, è una delle mete più ambite e desiderate al mondo, e forse all’estero si rendono conto molto più di noi della bellezza che ci circonda, fattore che troppo spesso diamo per scontato come se fosse normale vivere in uno dei posti più belli del pianeta. La differenza è che loro, invece di fermarsi a guardare, hanno deciso di investire, di creare opportunità, posti di lavoro, di fare business promuovendo Como nel mondo.
Sul campo, la stessa lezione arriva da Cesc Fabregas, che ha portato una mentalità vincente fondata sulla serietà, sulla coerenza e sulla capacità di non piegarsi mai alle scorciatoie. Quando disse «non rinunciamo alla nostra identità, piuttosto vado in B», qualcuno storse il naso. Eppure i fatti gli hanno dato ragione: la salvezza è arrivata rimanendo fedeli a un’idea di calcio, di squadra, di crescita, senza mollare di un centimetro, senza rinunciare a nulla.
Il Como ha fatto la sua parte.
Ora tocca a Como.
Tocca a Como imparare che i sogni si realizzano solo se si ha il coraggio di inseguirli, di investire, di rischiare. Non si può costruire il futuro continuando a dividersi su tutto, trasformando ogni opportunità in una guerra ideologica tra chi vuole crescere e chi ha paura di cambiare. È ora di superare la sterile logica dei «no» e di iniziare finalmente a sognare in grande, proprio come sta facendo il Como.
Chi non vuole capire che il nuovo Sinigaglia non è una semplice opzione, ma una straordinaria opportunità è probabilmente tra quelli che hanno gioito per la chiusura della Città dei Balocchi perché «c’era troppa gente» o che si erano opposti al posizionamento di “The Life Electric” in fondo alla diga foranea «perché sarà un ecomostro che deturperà il paesaggio», mentre oggi è evidente a chiunque che quell’opera ha valorizzato in modo straordinario il nostro profilo urbano e il nostro Lago.
Sono molto felice che in questa circostanza alcuni di questi “signori del no” si siano posizionat in discontinuità rispetto alle loro scelte precedenti, riconoscendo l’importanza strategica di questo progetto. Ora però c’è da augurarsi che questo sì allo stadio non sia isolato, ma sia foriero di una nuova stagione di coraggio e di apertura, una stagione in cui si dica sì anche alle scuole, sì agli eventi che fanno vivere la città, sì a luoghi di svago e socialità come il Luna Park – dove proprio ieri, insieme a mia figlia e alle sue amiche, ho vissuto un bellissimo pomeriggio e mi sono domandato perché mai chiuderlo negando alla gente momenti di felicità e spensieratezza come quello – e, soprattutto, sì all’ascolto vero dei comaschi, perché solo attraverso il dialogo e il coinvolgimento la città potrà crescere davvero.
È per questo che il nuovo stadio Sinigaglia non è un favore concesso al Como, una scelta strategica per Como, per il suo sviluppo urbano, per il suo futuro turistico, culturale ed economico.
E come ha dovuto riconoscere anche il sindaco in una recente intervista alla RSI, da qui alla presentazione del progetto definitivo la società recepirà le istanze più sentite, lavorando per consegnare a Como uno stadio che sia all’altezza della sua storia e delle sue potenzialità, ma anche in linea con le esigenze dei residenti, che la città la vivono 365 giorni all’anno (motivo per cui abbiamo promosso il sondaggio a cui vi invito a partecipare su www.nuovosinigaglia.it).
Il Como ci ha insegnato che progettualità, strategia, coerenza e coraggio di non mollare mai alla fine pagano.
È ora che Como impari dal Como.