Cantù chiama, Como non risponde. Marketing territoriale, innovazione e scelte vincenti

C’è una città che ha deciso di non aspettare il treno del turismo, ma di costruirsi direttamente la stazione. È Cantù, che con intelligenza e visione ha scelto di puntare sul marketing territoriale per riscrivere il suo ruolo nel panorama comasco e lombardo. Altro che “cittadina dell’hinterland”: qui si parla di futuro, identità, cultura e reti.
Mentre Como, nonostante le sue cartoline da sogno e un patrimonio ambientale da far invidia a mezzo mondo, arranca nel pantano dell’immobilismo amministrativo e di una visione turistica miope, Cantù fa rete. E lo fa bene. Non si limita alle risorse comunali, ma guarda più in alto, pescando con intelligenza e pragmatismo nelle acque dei finanziamenti sovracomunali, regionali ed europei. Una scelta strategica che le permette di realizzare progetti concreti, duraturi e soprattutto percepibili.
DA GALLIANO AL FUTURO: UN PERCORSO DI VALORIZZAZIONE CULTURALE
Non si può parlare di Cantù senza partire da Galliano, cuore millenario della città, dove la Pieve romanica racconta mille anni di storia con l’eleganza austera della pietra e degli affreschi di scuola ottoniana. Non è un semplice monumento, è un punto di partenza: un simbolo che diventa attrattore, nodo di una narrazione culturale più ampia.
Su queste basi nasce il progetto Mo.Me. – Museo Diffuso del Mobile e del Merletto, un’iniziativa che riscrive il concetto di museo, distribuendolo sul territorio, rendendolo esperienza, cammino, scoperta. Cantù non racconta il suo passato, lo mette in scena. Lo rende vivo. E lo fa con coraggio, immaginando un modello replicabile altrove, ma nato qui.
L’ARENA E GLI EVENTI: CANTÙ METTE IN SCENA IL SUO POTENZIALE
Come si fa a parlare di turismo senza strutture? A Cantù la risposta è: si costruisce. La nascente Arena sarà un volano per eventi di richiamo sovracomunale e internazionale. Non solo sport – che già porta lustro alla città – ma musica, cultura, teatro. Una vera e propria infrastruttura identitaria, pensata per attrarre, coinvolgere, restituire.
E nel frattempo? La città non sta certo a guardare. Il Carnevale Canturino, con le sue sfilate, i carri allegorici e la partecipazione popolare, è un evento capace di muovere migliaia di persone. E poi c’è il prestigioso Concorso Internazionale di Pianoforte e Orchestra “Città di Cantù”, che richiama giovani talenti da tutto il mondo, trasformando la città in un palcoscenico culturale di altissimo livello.
MARKETING TERRITORIALE: NON SOLO PROMOZIONE, MA VISIONE
Il marketing territoriale non è fare pubblicità. È dare identità, costruire attrattività, disegnare reti. È lavorare con i Comuni vicini, con le Pro Loco, con le associazioni, con gli enti superiori. È capire che un turista non viene solo per dormire o scattare una foto, ma per vivere un’esperienza. È su questo che Cantù sta giocando – e vincendo – la sua partita.
Nel frattempo Como, pur con le sue potenzialità gigantesche, resta ferma, senza una cabina di regia, senza un progetto coordinato, incapace di fare sistema. Una città bella e muta, dove il turismo c’è ma non cresce, non evolve, non restituisce. Un’occasione persa, almeno finché non si deciderà ad ascoltare chi – come Cantù – ha scelto di investire sulla propria anima.
IN CONCLUSIONE: L’IDENTITÀ NON SI IMPROVVISA
Cantù non si inventa qualcosa che non è. Parte da quello che è davvero: una città di cultura, di lavoro, di saper fare. Ma lo fa con metodo, intelligenza e una voglia matta di stupire. E ci riesce. Altro che periferia: qui si sta scrivendo un nuovo centro, che pulsa, accoglie e rilancia. Chi ha orecchie per intendere… si dia da fare.